venerdì 22 luglio 2011

22/7/2011 - Primi funghi da Sapporo.

Buongiorno!

Ora che ho esaurito visite e convenevoli con parenti e amici, mi rifaccio vivo.
Anche perche' nei giorni scorsi, girellando nei parchi cittadini, sono saltati fuori finalmente due funghi.
Il primo e' sconosciuto in Italia.
Il suo nome e' Boletus hiratsukae Nagasawa.
Una brutta copia, forse un parente alla lontana (ma non credo), del Boletus aereus nostrale, il fungo nero di scopa.
A prima vista sembra proprio lui, specialmente quando e' giovane.
Ma poi tanti particolari fanno capire che si tratta di un'entita' assai diversa.
Da giovane cuticola del cappello nera e imenio bianco latte.
Reticolo del gambo beige-brunastro.
Poi, invecchiando e lo fa molto in fretta, tutto il carpoforo assume un colore piu' sfumato, sul beige-nocciola, mentre la parte fertile diventa, proprio come nei Porcini, prima gialla e poi giallo-verde-oliva.
La carne e' dapprima dura ma diventa presto molle e tende ad assumere un colore rosato-vinoso sia alla frattura che quando per qualche ragione rimane compressa.
Inoltre non ha per niente il profumo dei boleti della sezione edules, anche se l'odore non e' sgradevole e tende un po' al fruttato.
Si tratta, come ho detto, di un fungo dalla crescita velocissima.
Il giorno prima non lo si vede perche' ancora piccolo e pur essendo nel pulito si mimetizza nell'ombra della copertura degli abeti di Sachalin [Abies sachalinensis (F. Schmidt) Mast., nome volgare giapponese Todomatsu].
Poi il giorno dopo nello stesso punto si trovano, allo scoperto, degli esemplari enormi gia' marcescenti. 
Il che, oltre a confermarne la rapidita' nell'accrescimento, ci porta ad un'altra caratteristica di questo fungo: difficilmente si presenta esente da parassiti.
Sembra impossibile ma anche gli individui molto giovani e sodi appena tagliati sono gia' invasi dai vermi nel gambo e spesso nel cappello.
Almeno ora, non so poi in autunno perche' io vengo qui solo d'estate o in gennaio, quando mia moglie ha le ferie.
Comunque si tratta di un discreto commestibile e non e' da disprezzare, sempreche' lo si trovi in condizioni tali da poter essere utilizzato.
Ecco alcune foto dell'unico esemplare (giovane) che abbiamo visto finora.


Qui i funghi si trovano ai giardini pubblici. Poi spieghero' perche'.







Boletus hiratsukae


Inoltre l'altro giorno sono saltati fuori su indicazione di un amico del Gruppo Micologico di Sapporo diversi esemplari di Stropharia rugosoannulata Farl. ex Murrill, un fungo che non avevo mai visto ma che per quanto ne so cresce anche in Italia, nelle regioni del Sud.
Addirittura vedo sul web che in Germania lo coltivano.
Li abbiamo trovati in una vecchia piantanta di betulle, laddove c'erano sul terreno i residui di segatura delle puliture e degli sfoltimenti effettuati nel corso degli anni. E, in mezzo ai detriti di legno, spuntavano questi funghi che, da giovani, a prima vista possono essere scambiati per un Boletus pinophilus.
Almeno quelli piu' robusti.
Difatti da quel che ho potuto vedere questo fungo in gioventu' ha il cappello color vinaccia scuro leggermente pruinato e il gambo tozzo e bianco, proprio come i Porcini rossi.
Poi crescendo il carpoforo si snellisce, il cappello diventa color ocra e aprendosi mostra le lamelle azzurro-violacee nonche' l'anello nella parte superiore del gambo.
La carne e' croccante e negli esemplari che abbiamo raccolto e' attaccata dalle larve solo a maturita' inoltrata. E neanche tanto.
Il sapore e' gradevole anche se poco pronunciato.

Ecco le foto.


Assomiglia parecchio al Boletus pinophilus.








Notare le radicelle nell'esemplare piu' piccolo, non ancora pulito.

Stropharia rugosoannulata.

Discorso sull'ambiente.

Sapporo e' la capitale della piu' settentrionale delle maggiori isole che compongono il Giappone, Hokkaido.
Colonizzata poco piu' di 150 anni fa, contrariamente a quello che accade per il resto del Paese del Sol Levante, questa e' un'isola scarsamente popolata.
Solo 5 milioni e mezzo di persone (di cui 2 nella sola Sapporo) su una superficie di quasi 78.000 km2 (la Sicilia tanto per intenderci e' meno di un terzo per superficie ed ha quasi la stessa popolazione, 5 milioni).
Le colate laviche che hanno formato l'isola si sono sovrapposte l'una all'altra arrivando fino al mare e dando origine a un'orografia sofferta e complicatissima.
Veri serpenti di pietra alti e stretti che si allungano nella pianura uno accanto all'altro, talvolta accavallandosi e formando valloni ripidissimi e fitti come le lische nella resta di un pesce.
Anche cinque e piu' su un fronte di un chilometro.
Qui d'inverno, siamo davanti alla Manciuria e alla Siberia, la neve arriva in grandissima quantita' (diversi metri) e i fiumi anch'essi numerosissimi (tanti quanti sono i canaloni) hanno grandi portate di acqua anche se spesso la loro lunghezza e' di pochi chilometri.
Di conseguenza la vegetazione si e' sviluppata su un terreno ricchissimo (la lava) ma frastagliato in maniera incredibile.
Con l'antropizzazione le pianure sono state in parte disboscate per permettere l'instaurazione di grandi coltivazioni agricole e allevamenti di bestiame.
Ma il restante e laddove il terreno non e' adatto, vicino alle grandi formazioni vulcaniche che costituiscono i rilievi montuosi di questa regione tormentata, la natura e' rimasta incontrastata padrona.
Con una vegetazione rigogliosissima e selvaggia.
Perche' qui la filosofia e' di lasciare tutto come sta ed il bosco non viene coltivato per trarne legname come da noi.
Cosi' conifere e latifoglie di alto fusto crescono in competizione lungo dorsali e canaloni impervi, pur se di bassa o media altitudine, formando foreste impenetrabili in assenza di strade.
Anche il sottobosco e' una cosa incredibile, invaso da piante erbacee che arrivano all'altezza di un paio di metri e anche piu' formando un muro compattissimo.
E fortuna che qui non abbondano gli arbusti con spine, come da noi rovi, rosi, marruche, biancospini e ginepri.
In pratica se si intende entrare in questo ambiente si deve camminare su un terreno irregolarissimo, non vedendo dove si mettono i piedi a causa del sottobosco e passando a malapena tra alberi giganteschi addossati l'uno all'altro o caduti a sbarrare la strada.
Un'impresa che non darebbe alcun risultato e che mi dicono, pero', mutare in autunno quando il sottobosco muore e allora si trovano i funghi anche qui.
Pero' c'e' un pero', scusate il gioco di parole.
Gli orsi (bruni e quelli tibetani) numerosissimi qui in Hokkaido e che si stanno ulteriormente diffondendo in quanto protetti.
Non come in Italia e in Europa dove, appena si vedono due orsi sulle Alpi o in Svizzera, gli sparano e poi se ne riparla.
Quest'anno addirittura alcune foreste sono state chiuse ai visitatori per quanti ne sono stati segnalati.
Non che siano feroci, pero', quando girano dietro l'abete e si trovano di fronte un bipede che non si aspettavano di vedere possono reagire molto malamente.
Cosi' tutti gli anni ci scappano parecchi feriti e qualche morto per zampate di plantigradi spaventati.
Qui la gente, quando va a raccogliere le erbe selvatiche che e' una pratica diffusissima, porta campanelli e radioline accese per tenerli lontani.
E talvolta non serve lo stesso perche' l'imprevisto e' sempre in agguato.
Cosi' si cerca di andare in gruppo e facendo piu' rumore possibile e comunque, se si deve andare da soli, si va nei posti piu' frequentati, con tutta l'attrezzatura rumorosa annessa.
Quindi, tornando ai funghi, si cercano nei parchi cittadini.
Dove gli orsi non ci sono e, bene o male, le erbe infestanti (genere Sasa e altre) vengono tenute a bada tagliandole periodicamente.
E qui difatti, anche se a noi puo' apparire incredibile, di funghi ne nascono tantissimi.
Sotto abeti di Sachalin, abeti rossi e betulle, che costituiscono la vegetazione piu' diffusa nei giardini pubblici.
Il primo anno che venni a Sapporo piovve tanto d'agosto e nelle aiuole dello stadio olimpico, vicino a casa nostra, di Boletus edulis e ovoli ce n'erano  a miriadi, tra l'indifferenza della gente.
Che allora non li prendeva.
Si trovavano buttati all'aria o schiacciati in terra con sopra l'impronta degli pneumatici delle biciclette.
Ora invece qualcuno comincia a raccoglierli ma ce ne sono per tutti, quando nascono.
E poi comunque i giapponesi almeno per il momento, tranne le poche specie che raccolgono da sempre, sembrano disdegnare i funghi terricoli che da noi vanno per la maggiore.
Piu' che altro interessano loro le specie lignicole e che quindi si possono coltivare.
Una per tutte l'Armillariella mellea che qui e' una preda ambitissima.

Un po' di foto.

Stadio olimpico di Sapporo, Makomanai Koen.
Vicina aiuola di betulle dove nascono Boletus edulis e ovoli in quantita'.

Ma si trovano anche funghi di cemento!

Una specie infestante del sottobosco: genere Sasa.

Qui i funghi anche se ci sono non si vedono. E siamo in un parco!

Tronco di Abies sachalinensis.

L'abete di Sachalin. Molto simile all'abete bianco.
Ha coni piccoli che porta volti verso l'alto.
Portamento dei rami e aghi praticamente gli stessi dell'Abis pectinata.
La corteccia si presenta liscia, quasi argentata, un misto tra quella dell'abete bianco e quella del ciliegio.


Esemplari adulti di abete di Sachalin.
Coni di Abies sachalinensis.

Un altro parco, un po' particolare pero':

Moerenuma Koen


Il "monte" Moere.


Music shell, la sala concerti.







Con il nostro buon amico signor Nobuo Harikae davanti all'Hidamari.


Perche' un parco particolare?
Perche' si tratta di una discarica di 2,7 milioni di tonnellate di rifiuti.
Tra il 1990 e il 2005 i giapponesi hanno fatto costruire da uno dei piu' loro famosi artisti moderni, Isamu Noguchi, un grande parco in un luogo paludoso, questo, dove era stata ammassata una quantita' enorme di rifiuti non altrimenti utilizzabili.
E qui tutti vengono a fare festa, concerti (c'e' un auditorium modernissimo), picnic e quant'altro.
Infischiandosene altamente dei tanti problemi che sembrano assillare noi che siamo cosi' smaliziati da riuscire a vivere meno di loro, i giapponesi, che sono i primatisti mondiali.
Meglio cosi', per loro e per noi che non vogliamo niente vicino.
E' tutto necessario e ci fa tanto comodo, si'.
Pero' non qui da me, un po' piu' in la'.
Meglio se molto piu' in la'!

Chiudo con la foto del vero padrone di questi luoghi bellissimi: il corvo.
 

Corvus macrorhynchos
Quella che vive qui, ma anche nel resto del Giappone, e' una specie piu' grossa (Corvus macrorhynchos) delle nostre taccole.
Ce ne sono a migliaia e ripetono in continuazione il loro grido che, a sentirlo senza vederli, sembra pari pari il verso dei paperi: ua' ua'!
Intelligentissimi e permalosissimi, non hanno paura di niente.
Ti avvicini e saltellano un po' piu' in la'.
Sempre a due metri, non meno.
E pericolosi perche' non esitano ad attaccare, soprattutto bambini e piccoli animali, tipo gatti e anche cani.
Ma pure noi, quando ci avviciniamo troppo a dove hanno i nidi.
Ti arrivano da dietro, a volo radente, e se non stai attento ti rovinano (mirano alla testa) perche', come si puo' vedere dalla foto, hanno un becco enorme (lo chiamano appunto corvo dal grande becco).
Un'arma micidiale veramente.
E, non ho ancora capito perche', i giapponesi li lasciano a fare.
Da noi li avrebbero gia' sterminati.

La noiosissima dissertazione e' finita.


A presto!

2 commenti:

Gian marco ha detto...

complimenti! un bellissimo reportage... mi ha fatto venire voglia di visitare il giappone! e questo è un desiderio che porto dentro da tanto tempo! che cultura, e che filosofia di vita che hanno!!!

Harikae ha detto...

Buon giorno

Su un Stropharia rugosoannulata.
Come era la direzione del primo gusto ed assaggia Lei mangiato?
Con che genere di piatto mangio?